Il Paese è dei Bambini

Interventi per l’infanzia e i minori e per asili nido

• Incrementare il rapporto posti-bambino anche incentivando azioni di soggetti privati come i servizi educativi
familiari.
• Creare nidi comunali.
• Favorire la progressiva equiparazione tra nidi comunali e convenzionati per le fasce di età nell’accoglienza dei
bambini.
• Agevolare l’accesso per le fasce di reddito medio-basse tramite la revisione del regolamento degli asili nido.
Interventi per la disabilità
Saremo schierati dalla parte dei bambini con disabilità nei panni di assidui abbattitori delle barriere
architettoniche esistenti, partendo soprattutto da quelle mentali, pregiudiziali, frutto di ignoranza
sull’argomento e di inciviltà.
Il problema della disabilità ha bisogno di essere trattato in tutti i luoghi pubblici: scuole, piazze e centri di
aggregazione, affinché le soluzioni per il benessere dei nostri concittadini affetti da disabilità e delle loro
famiglie sia un obiettivo raggiungibile con la partecipazione di tutti.
In sintesi, la nostra azione prevederà:
• Offrire maggior sostegno ai nuclei familiari con bambini disabili, garantendone la cura e l’assistenza e
potenziando l’integrazione socio-sanitaria, cercando di attenuare i carichi economici e psicologici che le
famiglie si trovano ad affrontare. Infatti, sarà necessario sensibilizzare sull’argomento la Regione per ottenere
la giusta attenzione.
• Rafforzare l’integrazione dei bambini diversamente abili in tutte le fasi della vita sociale, rivolgendo
particolare attenzione ai percorsi rivolti all’autonomia abitativa, all’integrazione scolastica (dall’asilo alle scuole
superiori), al potenziamento dei trasporti, alla gestione dei centri diurni per disabili.
• Abbattimento delle barriere architettoniche, ovvero l’eliminazione netta di qualsiasi elemento costruttivo che impedisce e limita spostamenti o la fruizione di servizi da parte dei bambini disabili, limitati nelle capacità motorie e/o sensoriali.
• Ideare e realizzare, con finanziamenti adeguati, iniziative e progetti culturali che prevedano il coinvolgimento
dei bambini con disabilità sia in fase di realizzazione, sia nella fase finale, più ludica. Progetti di svago, di ritrovo,
di socializzazione, di instaurazione di rapporti solidi, per accompagnarli ad uscire fuori dai loro spazi e vivere
pienamente la città e la vita.
• Promuovere l’integrazione sociale dei bambini disabili, attraverso la sensibilizzazione sui temi della domotica
e della mobilità.
• Elaborazione di un progetto di pronto soccorso sociale mirato.
Una scuola inclusiva è possibile: collaborazione tra scuola, famiglia, comunità e territorio

Il concetto di “scuola inclusiva per tutti gli alunni” si sta diffondendo sempre più negli ultimi anni. Oggi la più
grande sfida della scuola è garantire a tutti gli alunni una didattica universale, plurale, accessibile, capace di
valorizzare le differenze e i punti di forza di ogni singolo componente del gruppo classe.
Esiste una varietà infinita di bisogni educativi ai quali è necessario offrire delle risposte concrete ed efficaci
prima possibile. Per riuscirci è necessario acquisire strumenti operativi specifici che possono variare
considerevolmente a seconda della necessità del singolo alunno di cui ci si prende cura. Si tratta di bisogni
educativi speciali (BES) che comprendono cinque grandi sotto-categorie di alunni:
• alunni disabili (Legge 104/1992);
• alunni con DSA (Legge 170/2010);
• alunni con svantaggio socio-culturale;
• alunni con disturbi evolutivi dello sviluppo;
• alunni stranieri.
Solo gli alunni diversamente abili certificati ai sensi della Legge 104/92 hanno diritto misure previste dalla
stessa normativa quadro, compreso l’insegnante di sostegno. Per “disturbi evolutivi specifici” si intendono i
deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e dell’iperattività,
quest’ultimi definiti con l‘acronimo A.D.H.D.
Per garantire, dunque, a tutti gli studenti dei percorsi didattici capaci di valorizzare la loro unicità, appare
attualmente urgente che la scuola stabilisca ulteriori e nuovi collegamenti col mondo del lavoro, con le
famiglie, con le molteplici realtà extrascolastiche in cui i propri allievi compiono o potranno compiere
esperienze significative (comunità locale, associazioni sportive o culturali, servizi socio-sanitari del territorio).
Attualmente, per ciò che riguarda la situazione del nostro territorio, l’investimento complessivo della scuola
nella costruzione concreta di tali alleanze è quantomeno esiguo e non rispondente alle esigenze odierne della
comunità.

Includere significa anche abbattere le barriere architettoniche e potenziare i facilitatori per favorire la crescita
e la partecipazione attiva di tutti. Ma per costruire contesti realmente partecipativi, nei quali ciascuno attore
possa sentirsi coinvolto attivamente in un pensiero comune e condiviso, è necessario definire e programmare
con chiarezza e trasparenza i momenti di dialogo, confronto e cooperazione in gruppo, ciascuno nel rispetto
del proprio ruolo. Una scuola aperta alle famiglie ed al territorio e più inclusiva possibile deve curare
attentamente il fragile rapporto tra genitori e familiari, alunni, operatori scolastici ed extrascolastici, in
un’ottica di costruzione di alleanze concrete e significative.
La valenza educativa e formativa delle risorse del territorio (centri culturali, sportivi, di aggregazione sociale) va
attentamente valutata in un’ottica di integrazione dei servizi e di corresponsabilità educativa. Ciò viene
ribadito anche nelle indicazioni nazionali (2012) in cui si sostiene che «La scuola si apre alle famiglie e al
territorio circostante, facendo perno sugli strumenti forniti dall’autonomia scolastica, che prima di essere un
insieme di norme, è un modo di concepire il rapporto delle scuole con le comunità di appartenenza locali e
nazionali». Grazie all’autonomia, la scuola oggi può perseguire con forza l’obiettivo di costruire alleanze con le
famiglie e col territorio che non si limitino a rapporti fugaci, negli eventuali momenti più critici o dettati
dall’emergenza, ma che facciano parte di un progetto chiaro, trasparente e condiviso. La recente normativa sui
“Bisogni Educativi”.
Speciali” offre un contributo significativo in questa direzione istituendo, ad esempio, il Gruppo di lavoro per
l’inclusione (GLI), un nuovo organo che ha un potenziale ruolo strategico nel favorire una maggiore intelligenza
sistemica a livello di scuola e di reti territoriali. Il GLI, nominato dal dirigente scolastico, è costituito dai
rappresentanti di tutti gli attori coinvolti nel processo educativo e formativo: docenti, genitori o familiari,
funzioni strumentali, assistenti educatori per l’autonomia e la comunicazione, collaboratori scolastici, esperti
istituzionali o esterni in regime di convenzionamento con la scuola, referenti delle Aziende sanitarie locali, delle
associazioni dei genitori, degli enti locali e nella scuola secondaria di secondo grado, rappresentanti degli
studenti. Ancora in tante scuole però questo gruppo di lavoro multidisciplinare risulta spesso assente, fittizio
o comunque poco operativo ed efficace.
L’inclusione nell’educazione implica necessariamente la valorizzazione del ruolo della scuola nel costruire
comunità e promuovere valori condivisi e la promozione del sostegno reciproco tra scuola e comunità.
Costruire la comunità dell’inclusione significa porsi alcune domande fondamentali:
• Le famiglie pensano che le loro preoccupazioni siano prese in considerazione dalla scuola e quindi dalla
comunità?
• La scuola è coinvolta nelle attività della comunità locale?
• I membri della comunità locale condividono con il personale scolastico e gli alunni spazi e servizi come
biblioteche, auditorium e impianti sportivi?
• Tutti i componenti della comunità locale partecipano egualmente alle attività promosse dalla scuola,
indipendentemente dallo stato sociale, dall’origine etnica e dalla religione?
Compreso ciò, le proposte di intervento più adeguate alla comunità riguardano un progetto con
l’Amministrazione comunale protagonista.

La prima proposta riguarda una sana interazione con la biblioteca comunale, la quale ha già a disposizione dei
fondi per l’acquisto di nuovi testi; a tal riguardo si propone la possibilità di effettuare periodicamente degli
incontri tra gli amministratori, il personale scolastico e gli addetti che si occupano della scelta e l’acquisto dei
libri, al fine di scegliere dei testi idonei ad esigenze specifiche. In particolar modo prendere in considerazione
la scelta di cosiddetti testi pop-up (libri animati). Alcuni libri animati abbinano agli elementi pop-up anche altri
semovibili, che permettono al lettore una forma più elaborata di interattività: tirando alcune linguette
predisposte gli elementi sulla pagina si muovono mostrando o celando le figure, il tutto perché il linguaggio
visivo attraverso le immagini appare maggiormente diretto ed efficace, agevolando soprattutto i bambini
autistici e/o iperattivi.
La seconda proposta riguarda l’attività sportiva e, in particolare, la TMA (terapia multisistemica in acqua). La
TMA è una terapia che usa l’acqua come attivatore emozionale, sensoriale, motorio, capace di spingere il
soggetto con disturbi della comunicazione e autismo ad una relazione significativa e permette di entrare in
contatto con bambini che presentano difficoltà sociali, in un ambiente ludico, quale è quello delle piscine.